lunedì 2 dicembre 2013

I segni del combattimento






Nella condizione di pericolo l'uomo riscopre il senso di appartenenza. E' nella minaccia che i legami si rinsaldano e sorge la comunità.

Il cacciatore è il simbolo della forma umana che stà all'inizio della civiltà europea. Il primo homo europeaus fu cacciatore. In questa forma di vita si racchiudono il superamento di sé, l'esplorazione e la conquista e le basi della guerra.

Teseo fu re perchè sconfisse il lato cupo e bestiale di sé. Questa è la sfida di ogni guerriero.

La schiavitù è un principio astratto. Lo schiavo nella sua condizione concreta non sente il peso del giogo, più di quanto sentirebbe il peso di una libertà acquistata, di cui non saprebbe che farsene. Il giogo gli garantisce un ruolo e un'importanza.

La spada è il simbolo delle schiatte eroiche, così come l'ascia bipenne. Dove appare l'ascia di bronzo lì compare un nuovo modo d'intendere l'uomo e il mondo.

La vita è una vertigine all'interno della quale o si sprofonda o ci si innalza.

lunedì 25 novembre 2013

Piantare il seme

Ciò che sta alla radice di ogni cosa è il suo fondamento più nascosto e autentico. Il fondamento dell'agire dell'uomo e del suo pensare sta nel linguaggio, nei significati a cui non è possibile dare voce, se non nel modo imperfetto della parola e dell'atto.
Attraverso il mito l'uomo ha reso comprensibile il mondo e ha aperto le possibilità di azione nell'ambiente circostante. Il mito è non solo racconto, ma rito, cioè azione, che spiega e dis-piega il mondo nella sua autenticità.
Al fondo dell'essere umano sta quindi la capacità di pensare, di comprendere, di cogliere i significati e di essere a sua volta un significante. Tutto questo è raccolto, essenzialmente, nel simbolo.
Il simbolo è quel segno che si carica di significati comprensibili solo da coloro che compartecipano della sua realtà significante. Il simbolo ha dimensione storica ma la trascende - indica sempre un oltre che è però anche sempre presente e in potenza. Il simbolo è all'origine della scrittura. Le rune sono simboli carichi di potenza magica, cioè di capacità di "presa" sul reale: autentica comprensione.
Ecco, è possibile trasmettere idee e significati, modificare l'agire dell'uomo attraverso un processo di trasmissione di significati molto semplice ma talmente radicale e profondo che non viene spesso neppure percepito. Si tratta di "piantare un seme".
Questo avviene ogni qual volta introduciamo un'idea, un argomento, un modo di operare, attraverso l'allusione, l'accenno o l'esempio attivo. Non discorsi e dimostrazioni, ma lampi, squarci sul reale, brevi rotture che nella loro efficacia stupiscono ma si dimostrano operative.
Piantare un seme significa trasmettere pensiero e azione nel modo più profondo, attraverso un processo di crescita graduale che richiede tempo ma può dare frutti più solidi e duraturi di passioni e coinvolgimenti momentanei. E' possibile sperimentarlo sui bambini. Questo sistema di significati e comprensione è basilare, semplice nella sua provenienza originaria e aurorale. Attraverso di esso si è trasmessa la Tradizione. Nel silenzio agiscono le forze più profonde, radicali ed efficaci.
Il seme raccoglie le sue potenzialità evocatrici, primariamente, nel simbolo. La semplicità e l'essenzialità stratificano aperture di lungo respiro.

giovedì 24 ottobre 2013

Il conflitto delle mitologie






Secondo Nicolas Gomez Davila “La storia è un conflitto più tra mitologie che tra brame avverse”. Dire che la storia è una lotta tra mitologie opposte significa ripetere quello che Nietzsche diceva con parole diverse, e cioè la storia è il conflitto di opposte volontà di potenza.

L’Europa oggi è sorretta da un mito estraneo, un mito che ha offuscato la grandezza della civiltà europea a favore del benessere Occidentale. I miti di oggi provengono da lontano e le loro origini vanno collocate in un seme comune che ha germogliato e si è diffuso ovunque come l’erba cattiva. Alla luce di questo è necessario svelare i punti cardine di una riscoperta dell’autentica essenza storica europea e quali possano essere le coordinate da seguire per un suo risveglio.

Il mito iperboreo ha avuto infatti molteplici espressioni storiche, siano esse politiche, culturali, estetiche e quant’altro. Il fatto significativo è però che la sua influenza non ha cessato di agire nel tempo ed anzi nel corso della storia ha saputo provocare delle irruzioni, delle rotture temporali, di entità più o meno vasta e di peso più o meno significante. Il pensiero va alle invasioni barbariche, al Rinascimento, al Romanticismo fino ai Fascismi. Momenti di risveglio comunitario.

Il mito è infatti una forza storica, esso è il linguaggio originario che influenza e dà forma al pensiero e all’azione. Il mito non solo è chiarificato dalla storia, ma è appunto esso stesso un elemento storico, il mito infatti guida gli eventi e li spiega a un grado di comprensione più profondo.

La riscoperta delle radici autentiche richiede una riscoperta del mito originario, attraverso una tale opera di scavo può prepararsi la rigenerazione della storia. 
I pilastri attorno a cui progettare la propria azione sono due: il clan e la famiglia. Essi sono alla base della fondazione di ogni civiltà originaria indoeuropea e solo nel momento in cui, potenti e vitali, si ritrovano congiunti stringono un legame fondativo. Il destino si compie su basi ontologiche radicate in un luogo e in un mito: idee senza parole, agire intuitivo. 

lunedì 21 ottobre 2013

18.X.2013 Il risveglio del Mito indoeuropeo


L'incontro tenutosi venerdì 18 ottobre 2013 presso lo Spazio Ritter di Milano assieme a Luca Leonello Rimbotti e Maurizio Rossi è stata l'occasione per ribadire delle idee fondamentali per la nostra azione quotidiana.
Alla base di un eventuale risveglio dell'uomo europeo autentico ci dovrà essere il riconoscimento automatico e naturale del mito integrale a cui si appartiene. Perciò il legame con la propria terra e l'essere di buon sangue sono aspetti decisivi.
La decadenza si vince nella prospettiva di vigorosa affermazione del mito gioioso e vitale della forza e dell'onore, di contro alle cupe storture di oggi che nulla hanno a che fare con l'autentico spirito europeo.
Movimenti politici e culturali del passato hanno spezzato la continuità storica e hanno mostrato l'irruzione più o meno riuscita dell'autentico mito indoeuropeo. Sono una riscoperta e una attualizzazione della memoria della stirpe può preparare una rigenerazione della storia. L'origine sta davanti all'uomo dalla lunga memoria e dalla desta capacità operativa.
Ritorna l'era dei clan e del nucleo famigliare, i pilastri fondativi di ogni civiltà. L'azione si purifica nella meditazione e nell'incontro con menti lucide, evocatrici di prospettive storiche ulteriori e potenti.
Ad majora!

sabato 5 ottobre 2013

I segni del combattimento

Sul tatami non puoi mentire neppure a te stesso.

Sei quello che fai. Non le parole ma le azioni contano.

Lasciare a ciascun il proprio cammino e le proprie scelte, osservare e imparare. Ogni storia è una lezione.

Chi è consapevole della sua forza non sente il bisogno di sfoggiarla. La custodisce e la risparmia per il momento di reale bisogno.

La paura del dolore o della severità nasconde una fragilità interiore irrisolta. A una serena accettazione della disciplina e della durezza si accompagna la saldezza di carattere.

Un uomo non deve fidarsi più di una donna che di un uomo. Mutevole come l'acqua è l'animo femminile, indissolubili sono quei legami che nel tempo saldano tra loro gli uomini. Pochi amici ma fidati e provati dal
tempo.

L'onore personale si regge sulla parola data. Nell'impegno preso e nel suo adempimento si mostra il valore di un uomo.

venerdì 4 ottobre 2013

L'uomo è un albero

L’essere umano è come un albero. Questa semplice verità era ben nota
agli antichi popoli europei e si rifletteva nella religione, nella vita
comunitaria e nel lavoro.
Con il Neolitico avviene una svolta decisiva nella storia dell’uomo con
la nascita dell’agricoltura. Avviene un cambiamento radicale nel modo di
stare nel mondo e cambia anche la percezione dell’ambiente circostante.
A differenza delle altre specie animali, l’uomo ha una particolarità
specifica, egli non soltanto vive in un ambiente, ma lo abita. Abitare e
costruire sono due fondamentali componenti dell’essere umano e della sua
stessa ‘natura’.
I gruppi umani che da nomadi divennero stanziali iniziarono a sviluppare
un’organizzazione di tipo comunitario. Da un’economia di caccia e
raccolta si passò in modo naturale e spontaneo alla fondazione di
villaggi agricoli. Fondamentale a questo proposito è lo sviluppo delle
abilità creative umane. La capacità di progettare e costruire, tracciare
il perimetro ed erigere un’abitazione, costituiscono le basi
fondamentali dell’esistenza autentica dell’essere umano. Al di fuori
della vita comunitaria, al di fuori della compartecipazione attiva,
esiste solo l’individualismo.
Se l’essere umano non si fosse organizzato in gruppi organici, in cui
ciascuno assolveva a una funzione assegnata, se non avesse sviluppato
appieno le possibilità del suo essere nel mondo, la specie umana sarebbe
rimasta allo stato preistorico puramente animale.
Il rifiuto della compartecipazione attiva, delle gerarchie naturali e
delle funzioni comunitarie non ha il senso di una liberazione, ma è un
arretrare rispetto alla pecualiarità umana e al suo destino. Aristotele
sosteneva che l’uomo è un animale politico, cioè è portato naturalmente
e sin dagli albori alla vita in comune. Il rifiuto di qualsiasi forma di
organizzazione sociale porta a una forma di libertà dell’individuo che
si riduce infine a egoismo, narcisismo e sterilità.
Tracciare il perimetro del proprio clan e della propria comunità diventa
l’atto fondamentale che serve a distinguere noi e loro, l’ordine
concreto degli uomini dal caos della natura. Natura che ogni agricoltore
conosce nella duplice veste di madre e distruttrice. Essa da frutti ma
anche aggredisce continuamente le costruzioni e i solchi tracciati
dall’uomo, il quale è impegnato in una costante lotta con gli elementi.
Da quanto detto si capisce il senso dell’insegnamento antico. L’uomo è
un albero. Cresce e da frutti quando è radicato in un territorio.
L’organismo prospera ed è sano quando compartecipa del mondo
armonicamente, in un equilibrio sempre minacciato. Perciò l’uomo
attraverso la sua opera primordiale ha conosciuto il significato del
prendersi cura dei suoi simili e dell’ambiente circostante, inserendosi
attivamente in un equilibrio naturale e del tutto spontaneo.

sabato 25 maggio 2013

I segni del combattimento



Ho capito che la verità del mondo si trasmette al corpo. Chi poco ha vissuto parla molto, la vita insegna sintesi e chiarezza.

La lama spacca il legno, conficcato nell'albero il pugnale si erge verso il cielo. Verticale è il cammino della guerra.

Spezzare la pigrizia, rompere la monotonia, abbandonare i piaceri del mondo moderno. Lo sforzo più difficile per ogni uomo oggi.

Roccia, acqua, foglie e vento, la sferza della natura affronta la corazza dei muscoli, la forza della salute. Come una nave nella tempesta il corpo viene scagliato nella prova più dura, superare i propri limiti, darsi una forma.

L'essenziale non è l'estetica, l'essenziale è rispondere nel migliore dei modi al proprio compito. Questa è la bellezza suprema.

L'offesa più grande che si può fare a un corpo forte e sano è costringerlo all'inattività, rinchiuderlo, domarlo, placarne la potenza con melliflui discorsi sulla vita tranquilla. La potenza vuole azione.

Non si può mentire a se stessi. Non si può mentire alla natura.

martedì 7 maggio 2013

Nuclei di nuova vita

Il sistema democratico attuale è con tutta evidenza il governo di pochi ricchi e potenti su moltitudini impotenti. Il mezzo con cui la politica oggi neutralizza ogni possibilità di azione e di reazione è la delega. Attraverso la pratica capillare e abitudinaria della delega il cittadino si sente protetto e curato nei suoi interessi dal sistema, quando in realtà viene sollevato da ogni concreta capacità di svolgere un ruolo attivo nel mondo. La democrazia ha quindi conseguito al massimo grado il livellamento dell’essere umano, annientando le differenze legate alle competenze e ai ruoli nella comunità, poiché non esiste più una comunità ma soltanto una società di singoli individui.
La politica democratica è conservatrice perché compie tutti i passi possibili e necessari al rafforzamento del sistema e alla sua diffusione, è progressista perché annienta le tradizioni e le differenze essenziali. La prospettiva con cui la democrazia guarda al passato distorce ogni cosa a suo uso e consumo, perciò tutto quello che nell’ambito politico non può essere considerato utile al modello imperante finisce col cadere nella poco chiara classificazione di “dittatura” o “tirannia”. Senza però chiarire a fondo cosa queste parole significhino e cosa, nel momento storico preciso di cui di volta in volta si tratta, realmente significassero. L’interpretazione del passato deve sempre tenere conto del punto di vista degli uomini dell’epoca, e non  fondarsi esclusivamente sulle norme morali dell’osservatore contemporaneo.
In quest’ottica, qualsiasi reale concezione di comunità finisce per essere considerata una minaccia al sistema politico imperante. Ovviamente esso tenterà di infiltrarsi con la sua morale, il suo linguaggio e le sue idee, e infine farà di tutto per riassorbire all’interno del suo meccanismo ogni nuova potenziale anomalia. Non sono possibili compromessi.
La necessità di affrancarsi dal controllo e di poter prendere le decisioni che contano in prima persona è un impulso che viene sempre più sentito in quelle fasce di popolazione che per il lavoro faticoso, lo stipendio basso e le condizioni di vita talvolta difficili, non si sentono di dover essere grati in nulla al sistema attuale.  I suoi errori e le sue infinite falsità saltano gradualmente agli occhi, e in un modo o nell’altro uomini e donne tentano di affrancarsi dalle leggi e dalla morale facendo da sé, dandosi una propria legge.
Il bisogno più forte e a cui si tenta di dare risposta è quello di sentirsi parte attiva del mondo in cui si vive,  avere un ruolo e uno scopo. Gli esseri umani secondo la visione ugualitaria non possono in fin dei conti avere ruoli che non siano intercambiabili, nessuno è indispensabile e ognuno è un numero. Al contrario, all’interno di una comunità ciascuno svolge una funzione a seconda delle proprie capacità. Questa è l’applicazione della norma romana suum cuique, a ciascuno il suo. Questa è la reale giustizia. Perciò si parla di comunità organica quando, come in un organismo sano, ogni parte compie il suo dovere coordinandosi col tutto e secondo le direttive della testa.
Il clima dispersivo e individualista delle città certo non aiuta, per questo spesso la ricerca di un diverso modo di vita si accompagna a un risveglio di una dimensione estranea alla civilizzazione quale oggi la conosciamo. È il risveglio del selvaggio e dell’arcaico, di ciò che resta in attesa nel profondo dell’essere umano sottoforma di istinti, intuizioni, idee. L’uomo traccia il perimetro della sua nuova legge, del suo mondo da cui la civilizzazione resta esclusa e all’interno tutto ruota attorno a un nucleo ristretto: la famiglia o il clan.
L’arcaismo del Centurion Method rende obsoleto lo stile di vita capitalista e l’accumulo della ricchezza improduttiva a cui siamo abituati. L’insegnamento chiave, comprensibile a chi davvero voglia rivoltarsi contro il mondo contemporaneo, consiste nel ridurre ogni cosa all’essenziale - l’uomo e il suo mondo. Un ritorno attivo all’origine, una restaurazione dell’ordine guerriero e dei legami comunitari concreti. In questo consiste il nichilismo attivo che distrugge la civilizzazione a favore di una barbarie forte e vitale. Se un sistema è un meccanismo, una comunità è invece un organismo - é una forma di vita che può crescere e potenziarsi. 
E l’unico modo per non cadere nella trappola della piccola politica degli insetti affaristi, dei finanzieri e degli usurai affittuari è un distacco totale dalla politica di oggi, per costruire a partire dall’essere umano, a partire dal suo spirito. Il mutamento inizia all’interno per poi riflettersi all’esterno. Perciò il CM è una filosofia attiva, una dottrina dello spirito e del corpo, dove l’uomo viene riscoperto come un tutt’uno e dove non esiste più la dualità cristiana. Una superiore unione dei due elementi è possibile e grazie a questa avviene il superamento della condizione attuale.
Riunirsi in luoghi abbandonati o in zone selvagge, stabilire degli avamposti in cui condividere l’allenamento o momenti di vita insieme, allevare una nuova forma di vita umana, queste sono le necessità che specie la cosiddetta working class sente dentro di sé. L’importante è partire, iniziare un percorso, facendo nascere i piccoli potenti nuclei che a macchia di leopardo si diffonderanno nel mondo decadente di oggi. Saranno i fuochi della rinascita.
Come stormi di uccelli che lasciano il nido per andare in terre lontane, rigenerarsi e trovare climi migliori, così questi gruppi di uomini si allontaneranno dalla civiltà per ritemprarsi e ritrovare se stessi. Fino al giorno in cui faranno ritorno, per rivendicare il regno che gli appartiene.



mercoledì 17 aprile 2013

I segni del combattimento






Suum cuique - ad ogni uomo il suo tempo, ad ogni uomo il suo posto.

Agire senza mente, far tacere il pensiero razionale per aprire una dimensione più ampia di saggezza.
Essere attivo senza agire, essere morto ma vivente. Vertex zero.

Ogni cultura vitale è anti-teorica. La teoria appare quando l'azione pura decade, così come la scrittura appare con l'affievolirsi della memoria.

Duello - il miglior avversario è quello che fa emergere le nostre mancanze. Come uno specchio ci mette davanti a noi stessi, nella pura semplicità dell'azione purificata.

Il combattimento è la legge suprema, selezione spirituale alla massima intensità. Corpo e spirito divengono una cosa unica in un moto di reciproco perfezionamento. Dant vulnera formam.

Due impulsi vigorosi animano l'uomo: uno istintivo, animalesco, l'altro coraggioso, logico. La disciplina crea un equilibrio tra queste forze, le organizza e le rende efficienti per l'azione. Senza gerarchia interna l'uomo crollo, è alla mercé della corrente.

giovedì 11 aprile 2013

The heroic principle




[Entire article will appear on Deus Cras 'zine, paper of The Centurion Method]
Authority in primordial society was carried out mainly by members of the warrior caste. The heroic role played gave them the right to rule and impose justice. Those men are not ruled by lust for power or individualism, but they attempt for duty fulfillment, following a pattern of higher government.
In a similar way, traditional communities founded their authority on the heroic principle and the king himself had also mainly military tasks. Command originated from the exercise of the art of war and had the sword as a symbol of power and justice.
The warrior heritage historically developed in the form of aristocratic state, arises from the primitive "society of men", mannerbund. The mannerbund is therefore the pounding heart of vigor and discipline which takes form into real government. Society of men is the closed circle which admits only the best, designed to give a law to their Community, inspired by a political model of true justice, disciplined and differentiated. In them does not act a personal interest, but a duty to all and, first of all, to peers.
The admittance into such a circle was through an initiation, which introduced the young man to the authentic dimension in its fullness, the man understood as essential. The vir understood in its solid and heroic integrity, embodies the balance of which Plato speaks in the Republic about the chariot drawn by two horses. The white horse, ardor, and the black horse, appetites, must be in agreement and in balance, properly guided by reason. But deep in the philosophy of Plato is the auroral heroic ardor which leads upward to push great enterprises and to tend to something greater out of oneself. It is therefore clearly an allusion - both the symbol of the chariot and the theme of honor and fury – to an heroic dimension of warriors. This self-control is a necessary attribute of manhood. Abandoned a purely physical existence, linked to security and basic satisfaction of interests, being part of a mannerbund marks a deviation to a higher dimension. The one of warrior heroism, a strong and pure attitude, which implies to the manly duty of personal responsibility to the specific function and the spontaneous adhesion to the principles of honor and loyalty.
Honor and loyalty are the vigorous laws of this elite, whose ultimate task is to guide the community, directing it according to justice and not following personal interests. The law of heroic nations starts from the primordial society of men, in the circle of armed men who rise to the founding principle of honor and military discipline.
Groups of this kind originate the founding bloodlines. From the imperial clan - Emperor being the army leader – who’s being choose by election or by acclamation, coming the reign of primordial state. His role is to guide, his power cannot and should not be limited - despite being subject to revocation.

lunedì 18 marzo 2013

A legibus solutus



L’autorità nelle società primordiali era esercitata in prevalenza dagli appartenenti alla casta guerriera. Il ruolo eroico rivestito forniva loro il diritto di regnare e imporre la giustizia. Essi non regnavano per sete di potere o personalismo, ma nel compimento del proprio dovere, seguendo un modello di governo superiore. 
Non diversamente le comunità tradizionali fondavano la propria autorità sul principio eroico ed il re stesso aveva anche compiti prevalentemente militari. Il comando aveva origine dall’esercizio dell’arte della guerra e aveva quale simbolo di potere e giustizia la spada. 
Il retaggio guerriero che si manifesta nelle forme storiche sviluppate nello Stato aristocratico deriva dalle primordiali “società di uomini”, mannerbund. Il mannerbund è quindi il fulcro di vigore e disciplina da cui prende forma l’autentico governo. La società degli uomini è la cerchia ristretta che ammette al suo interno i migliori, destinati a dare una legge al proprio ordine comunitario, ispirandosi a un modello politico originario di giustizia disciplinata e differenziata. In loro non agisce un interesse di parte, ma un dovere verso il tutto e prima di tutto verso i pari.
L’entrata in una tale cerchia avveniva tramite un’iniziazione, la quale introduceva il giovane alla dimensione dell’uomo autentico nella sua pienezza, l’uomo inteso quale vir. Il vir inteso nella sua solida integrità eroica incarna l’equilibrio di cui Platone parla nella Repubblica a proposito del carro trainato dai due cavalli. Il cavallo bianco, l’ardore, e il cavallo nero, gli appetiti, devono essere in accordo e in equilibrio, adeguatamente guidati dalla ragione. Ma in fondo nella filosofia aurorale di Platone è l’ardore eroico a condurre verso l’alto, a spingere verso alte imprese e a tendere a un qualcosa di superiore fuori da sé. È quindi chiaro un richiamo, nel simbolo del carro come nel tema dell’onore e del furore, a una dimensione eroica propria ai guerrieri. Questo autocontrollo è il necessario attributo della virilità. Abbandonata una pura esistenza fisica legata alla sicurezza e al soddisfacimento dei propri interessi, l’appartenenza al mannerbund segna uno scarto verso una dimensione superiore, guerriera ed eroica in cui una forte lucidità corrisponde a un’affermazione virile del dovere, della responsabilità personale alla funzione e l’adesione spontanea ai principi di onore e fedeltà. 
Onore e fedeltà sono quindi le leggi vigorose di tale elite, il cui compito ultimo è quello di guidare la propria comunità, indirizzandola secondo giustizia e non secondo i propri interessi personali. Il diritto delle genti eroiche ha inizio dunque nella primordiale società degli uomini, nella cerchia di armati i quali innalzano a principio fondante l’onore guerriero e la disciplina militare. 
Da gruppi di questo genere prendono origine le stirpi regali. Dai clan imperiali – imperator essendo la guida dell’esercito – si sceglie per elezione o per acclamazione il regnante dello Stato originario. Il suo ruolo è quello di guida, il suo potere non può e non deve essere limitato – pur essendo soggetto a eventuale revoca. L’autentico sovrano è, quindi, a legibus solutus, non è soggetto alla legge, poiché è egli stesso la legge. Egli risponde a un compito più grande, impersonale, che consiste nell’instaurare un ordine secondo giustizia, un ordine dei ranghi in cui ciascuno trovi il proprio ruolo e funzione. 
È allora chiaro che ciò che sta a fondamento di un ordinamento, ciò che rigenera una società decaduta e contaminata, non può essere compromesso con essa. Perciò gli uomini che ancora oggi si richiamano al principio eroico e alla sua disciplina interiore ed esteriore e che, riuniti in clan guerrieri, vogliono darsi una legge propria, dura, gerarchica e virile, riconoscendosi in una primordiale tradizione - costoro saranno e non potranno che essere a legibus soluti, non ammettendo su di sé l’autorità di alcuna legge se non quella che la società degli uomini a cui appartengono sceglierà di darsi. 
Questo è il presupposto necessario di un’aristocrazia primigenia, spogliata del superfluo, distante dalle debolezze democratiche e purificata dal veleno egualitario. La sua iniziazione avverrà attraverso rituali guerrieri, semplici e significative prove e in simboli originari nei quali si raccoglierà il significato mitico del solco di fondazione. Tale memoria del più lontano passato li connetterà a una legge che non è umana, ma superiore e distruttrice di tutto ciò che è del mondo di oggi. Sarà un nichilismo attivo, mosso dall’aderenza alla legge vigorosa dell’esistenza mitica aurorale.

lunedì 11 marzo 2013

Regalità guerriera


Il segno della regalità originario è la spada. Il potere è rappresentato cioè dalla forza controllata, dalla capacità strategica che disciplina gli uomini. Re è colui che prima di tutto governa su se stesso. Chi non è capace di ciò è destinato a crollare, come Macbeth, consumato dalla propria avidità. L'asse spirituale si incontra a quello fisico e nella spada si fondono, affidandosi alle mani pure di colui che guida, il condottiero che nel suo nome compie il compito assegnatogli dal destino. 
L'impassibilità è un attributo tra i più mirabili della regalità. I re in origine, si pensi ai Romani o ai Greci o ancora ai Longobardi, non aveva tanto una funzione politica in senso moderno, quanto propriamente un ruolo guerriero. Il sovrano era il migliore tra gli aristocratici, colui al quale si affidava il compito di guidare in guerra l'esercito e nel cui nome si cercava la vittoria. La regalità non era una funzione burocratica, mercantilistica o, come oggi, di pura facciata, un retaggio di tempo ormai spenti. 
La vera regalità è l'eredità eroica che diventa storia e si manifesta nella politica in senso lato, nella sua vera realizzazione: la guerra. Sotto l'insegna del re tacevano le contese e le inimicizie tra clan e regni confinanti, poichè l'elezione del re avveniva nel patto tra guerrieri secondo la fedeltà che stringe i guerrieri alla reciproca lealtà. Una missione più alta, un bene più grande legava questi uomini e in battaglia il condottiero si faceva prima di tutto conquistatore dei suoi e di se stesso. Ciò insegna che la vera grandezza è nell'eroismo, nella rinuncia ai propri piccoli interessi, per compiere un sacrificio che innalza. Il re è esempio, è guida.

martedì 26 febbraio 2013

Nel caos

L'esito delle elezioni avvia una fase di incertezza calata in un contesto di crisi sempre peggiore. Non illudiamoci, questo caos è stato creato ad arte da poteri extranazionali e tutto tornerà a vantaggio di chi prospera sulla debolezza dei popoli. Comunque evolvano le cose, teniamo presente che questo è un caos controllato, gestito dall'alto e dall'esterno. Ma se imparassimo ad essere parte attiva in questo caos, a divenire cellule agenti, stimolanti, in grado di effettuare incursioni e poi di nuovo sparire? Se il caos sfuggisse al controllo?

domenica 17 febbraio 2013

By force

 This article will produly appear on Deus Cras 'zine, The Centurion Method paper. www.thecenturionmethod.com

The illusion of politics is a media construction closely related to democratic social organization. People feel an active part in decision-making, rush in discussions and believe that "being informed" about this and that can have some influence on the political leadership of the country and on its decisions. False! The circus moves to the city, laughing, clapping, but then the farce proceeds identical and unchanged elsewhere. Democracy means delegation, policy actually means bureaucracy, safety from any "politically incorrectness". Who wants to do politics today and can not adapt to the mechanisms of the prevailing system, can only enter with a view to participation and finally allowed to become part of a run-in gear that is going to make harmless and unable any idea or proposal truly, I say revolutionary, reformist. The change does not mean adaptation, radical destruction means no complicity and no sharing. The system is regenerated but the crisis has spread and the time will come in which any economic measure, any personal interest or caste lose meaning, because it is quite credible that the widespread clearing of the standard of living leads to a violent struggle for survival. The ghosts exorcised return. Freedom resume by force his throne usurped. It's therefore perfectly superfluous and unnecessary caving with political maneuvering and parties, even the strongest and most vigorous fighting spirit will end up weakening and softening in a similar context. Ambition and gain have no political color. You have to think again about the usefulness of discussion, the richness of the dialogue, to reaffirm the primacy of the struggle and the power of the will upon any other socially accepted costume. The contemporary education is poison for the vital impulse, peacefuls human character, disarms him and cages every instinct for greatness and power. Vicar behaviour. The maximum of politics today is apolitics, it is a negative attitude to bureaucracy and any traffic that includes worldly compromise and lie. The return to the authentic dimension of human existence prepares to different life and vigorous, in contact with the wild truth of primordial exsistence and the cyclic flow of time. So education does not have to speak, but training, preparation of man according to military discipline, through a rigidity that makes it powerful, determined, hard. So is from the individual that you have to begin change the earth, and always was by a succession of conquerors that came every real historical change - invasions, wars, the history of human being is the story of groups of men who imposed their law and order on chaos of events and disasters.

sabato 16 febbraio 2013

Addestrare alla forza


Die Aufrechterhaltung des Militär-Staates ist das allerletzte Mittel, die große Tradition sei es aufzunehmen, sei es festzuhalten hinsichtlich des obersten Typus Mensch, des starken Typus. Und alle Begriffe, die die Feindschaft und Rangdistanz der Staaten verewigen, dürfen daraufhin sanktionirt erscheinen. Nietzsche, Der Wille zur Macht, 729. http://gutenberg.spiegel.de/buch/6182/3
L'illusione della politica è una costruzione mediatica strettamente connessa all'organizzione sociale democratica. I cittadini si sentono parte attiva di un processo decisionale, si affannano in discussioni e credono che "essere informati" su questo e quello possa avere poi una qualche influenza sui vertici politici del paese e sulle loro decisioni. Falso! Il circo passa in città, si ride, si applaude ma poi la farsa procede identica e invariata altrove. La democrazia significa delega, la politica oggi significa burocrazia, messa in sicurezza di ogni comportamento "politicamente scorretto". 
Chi voglia oggi fare politica non può che adeguarsi ai meccanismi del sistema imperante, non può che entrare nell'ottica di partecipazione permessa e infine entrare a far parte di un ingranaggio rodato che finisce col rendere inoffensiva e incapace qualsiasi idea o proposta autenticamente, non dico rivoluzionaria, riformista. Il cambiamento non viene dall'adattamento, la distruzione radicale non viene dalla complicità e dalla compartecipazione. Il sistema si rigenera ma la crisi è diffusa e arriverà il momento in cui qualsiasi manovra economica, qualsiasi interesse personale o di casta perderanno di senso, perchè è assai credibile che il diffuso azzeramento del livello di vita conduca a una lotta per la sopravvivenza violenta. I fantasmi che per decenni sono stati esorcizzati torneranno. La libertà riprenderà il suo trono usurpato con la forza. 
E' quindi perfettamente superfluo e inutile invischiarsi con manovre politiche, partiti e meccanismi burocratici, persino il più forte e vigoroso spirito combattivo finirà con lo sfiancarsi e il rammollirsi in un contesto simile. Ambizione e guadagno non hanno alcun colore politico. Bisogna ricredersi sull'utilità della discussione, sulla ricchezza del dialogo, per riaffermare con forza il primato della lotta e della potenza della volontà su ogni altro costume socialmente accettato. L'educazione contemporanea è veleno per l'impulso vitale, pacifica il carattere umano, lo disarma e ingabbia ogni istinto alla grandezza e alla potenza. Comportamento vicario. Il massimo di politica oggi è l'apolitica, è un atteggiamento di rifiuto per la burocrazia e qualsiasi traffico mondano che preveda il compromesso e la menzogna. 
Il ritorno all'autentica dimensione dell'essere umano prepara a un'esistenza differente, essenziale e vigorosa, a contatto con la selvaggia verità della vita primordiale e lo scorrere ciclico del tempo. Perciò non di educazione bisogna parlare, ma di addestramento, una preparazione dell'uomo secondo la disciplina militare, attraverso una rigidità che lo renda potente, deciso, duro. E' dai singoli che bisogna partire per cambiare la terra, ed è da schiere ristrette di conquistatori che è sempre venuto ogni vero mutamento storico; dalle invasioni alle guerre, la storia dell'essere umano è il racconto di gruppi di uomini che hanno imposto la propria legge e il proprio ordine sul caos degli eventi e delle catastrofi.