venerdì 19 settembre 2008

Sangue e suolo - R. Walther Darre



Sangue e Suolo

Il binomio di sangue e di suolo si connette a quanto, nella tradizione occidentale, ebbe senso di fedeltà alle origini, chiarezza, semplicità, compostezza e purità incontaminata.

I valori del sangue e del suolo rivestirono un'importanza fondamentale nell'Eliade luminosa dei Dori, nella Roma primordiale dei patres e in quella guerriera e rurale del periodo repubblicano, nell'ordinamento feudale del Sacro Romano Impero.
Concepito come simbolo di una realtà corporea che è stata rimossa dalla sua «naturalità» ed è divenuta — in una unità assoluta di spirito, anima e corpo — espressione Vivente dell'elemento spirituale, il sangue veniva inteso come il veicolo di influenze superiori: ad esso corrispose — nell'ambito dello Stato — il ceto aristocratico quale vertice e guida politica.
Riserva e « fonte di vita » (per usare l'espressione del Darrè) dell'aristocrazia fu il contadinate fedele alla terra e radicato nel suolo: esso costituiva la base sociale ed economica dello Stato.

In alternativa al tipo d'uomo indifferenziato, apolide, sradicato democratico e meticcio che caratterizza l'epoca borghese, le parole d'ordine sague e suolo rappresentano dunque le condizioni imprescindibili per un'autentica « restaurazione dell'umano ».


PREMESSA
La presente opera è la logica conseguenza dei principi fondamentali esposti nel mio libro: Il Contadinato, fonte vitale della Razza Nordica, e mi propongo di fornire qui degli orientamenti per questo « Impero Tedesco dei Tedeschi » verso il quale tendono tutti gli sforzi del III Reich.

Certi si stupiranno di vedermi studiare degli orientamenti per una Aristocrazia terriera e non per la massa dei contadini, ma se esiste nella parola Nobiltà una differenza di rango tra il ceto nobiliare ed il contadinate, entrambi erano incorporati, nel vero senso germanico della parola, dai Germani nel medesimo ceto terriero, pur con doveri diversi — per cui non esiste tra di loro alcuna differenza di fondo.
Questo libro ha come scopo essenziale quello di mettere in luce tale identità, e soprattutto di dimostrare che la distinzione tra Nobili e Contadinato, così come si ricava dalla storia della Germania a partire dal Medio Evo, è profondamente non germanica e di conseguenza profondamente non tedesca.

Il barone Borries von Munehhausen, con un'idea molto chiara dell' anima tedesca, ha sentito perfettamente che cos'è la nostra Nobiltà, o almeno che cosa dovrebbe essere; e l'ha esposto nei versi seguenti:

CHE COSA SIAMO!
Nati per l'elmo e lo scudo,
Per essere la sicurezza del Paese,
Per essere Ufficali del Re,
Fedeli ai nostri antichi costumi
In mezzo ai nostri contadini:
Ecco che cosa siamo!
Coltiviamo le nostre terre,
Preserviamo le nostre foreste
Per i nostri figli ed i nostri nipoti.
Ridete pure degli antenati!
Essi sono i custodi dei soli beni
Che il denaro non vi può dare.
In mezzo ai traffici e alle mercature
Noi restiamo in piedi, a testa alta,
Da cavalieri incorruttibili.
Con la nostra tranquilla potenza
Conserveremo al nostro Suolo quello che ha di più prezioso:
La forza contadina tedesca.


Definita così la Nobiltà — non come ceto dirigente superiore al Contadinato, ma come un ceto di identica origine che assume, per effetto del comando, oneri e doveri patricolari —, è chiaro che per il bene del Contadinato tedesco dovevo prima considerare la questione dei suoi capi. Capi in grado di assicurare al nostro Contadinato il suo posto nella Nazione, posto che gli è dovuto in virtù del suo duplice compito: nutrire il popolo col sudore della sua fronte e mantenere la purezza del sangue tedesco.

Fino a questo punto può sembrare che la formazione di una nuova Nobiltà rappresenti, per così dire, soltanto la questione di fondare una casta nel quadro delle attività agricole- Ma come i contadini sono la fonte essenziale e primordiale del rinnovamento del sangue del popolo, così l'Aristocrazia, in quanto emanazione dell'elite del contadinate e formante un solo corpo con questo, è destinata — per chi intende il senso germanico delle parole: Contadinate, Popolo, Nobiltà — a dispensare al Popolo intero il frutto naturale della sua azione di comando.
Questo libro è lo schizzo di un progetto ispirato a questo spirito: fondere in un blocco unico la triade: Popolo, Contadinate e Nobiltà. Io mi sono sforzate di formarlo e modellarlo al fine di realizzare un tutto omogeneo. Inoltre ho obbedito a diverse altre considerazioni suggestive: l'idea di ricorrere ad una nuova aristocrazia è oggi più diffusa di quanto si potrebbe credere, nelle attuali condizioni della Germania. Tali concetti si basano specialmente sul nuovo favore che incontra la dottrina dell'ereditarietà e sulla sorprendente rifioritura dell'idea di razza. Ovunque si vedono sorgere piani e progetti per la costituzione di una nuova aristocrazia dirigente — o, altrimenti, per una modifica radicale dell'antica. Da quello che se ne può giudicare, il punto debole di tutti questi piani è la mancanza di una definizione rigorosa dei doveri della nobiltà. Tale argomento viene in genere affrontato solo in maniera unilaterale, il che rende impossibile ogni soluzione funzionale, per quanto siano intelligenti e feconde alcune delle idee proposte.

Questo stato di cose mi ha indotto a riunire infine gli elementi da adottare per la restaurazione di questa nobiltà, e suscitare soprattutto uno sguardo d'insieme della questione, da cui si possa trarre un progetto fondamentale. Io ho mirato ad includervi sia il piano di ricostruzione della Nobiltà tedesca, sia l'aspetto dominante della nozione di Dovere, in maniera da giudicare con chiarezza, sul terreno delle realizzazioni possibili, senza cadere nei voli d'Icaro o nei castelli in aria.

Mi rendo perfettamente conto che le idee che espongo sarebbe impossibile realizzarle senza il ristabilimento della libertà e dell'indipendenza dello Stato tedesco. E' evidente di per sé, ma ci tengo ad 'insistere su questo punto per sottolineare l'inutilità di ogni controversia a tale proposito. L'essenziale è prima di tutto di sapere se il nostro popolo vuole realizzare le soluzioni qui proposte, che d'altronde non rappresentano affatto, nel mio pensiero, una panacea universale. Una volta raggiunta l'intesa su questo punto, ci metteremo poi d'accordo per sapere come.
L'idea di questa opera mi è stata suggerita da una frase del compianto Hans Holfeder, Fùhrer degli Artamani: « Ce n'è da fare, per una nuova Nobiltà! »

Ringrazio il Professore Eichenauer per l'amabilità che ha avuto di rivedere e correggere il manoscritto.
Ringrazio ancora in maniera tutta particolare la famiglia Schultze-Naumburg per l'ospitalità generosa che mi ha dimostrato, permettendomi così di concepire e di realizzare questo libro.

Saaleck, primavera 1930- R. Walther Darre Ingegnere Agronomo e Ingegnere della Scuola Coloniale