giovedì 17 luglio 2008

Il fronte è la città



Capita di sentire discorsi di chi esalta scene bucoliche di purezza incontaminata. Chi vive in motagna o in campagna è spesso privilegiato per il fatto di non trovarsi in contatto stretto e insidioso con la modernità ipertecnologica. Perciò chi vive in tali situazioni può condurre una vita in un modo talvolta considerato "più tradizionale", cioè meno contaminato dalle manie della città e dalla tecnologia. Si respira un'aria migliore e si vive con altri ritmi.
Chi non conosce i suoi monti e le tradizioni culturali della propria terra non ha passato né identità, ma l'isolamento non è necessariamente un segno di forza. E' fin troppo facile condurre uno stile di vita "altro" fintanto che ci si tiene fuori da una condizione che potrebbe invece metterci in crisi. Mettersi in gioco, sfidare la propria solidità è invece la vera forza affermativa.
L'isolamento di una vita autoreferenziale è suggestivo ma è conservativo e non attivo, testimonia uno stile di vita che non è più e non sarà probabilmente mai più. E non sarà mai più fintanto che per esso non si combatterà al fronte. E il fronte è la città, non il verde dei monti.
Inoltre cercare di affermare uno stile di vita alternativo a quello conformista attuale costringe a un costante contatto con difficoltà e insidie alle nostre certezze, difficoltà a cui chi si isola e vive altrove non è chiamato ad affrontare.
Ma una tradizione ,un'identità vive negli uomini, non nelle vuote parole e nelle torri d'avorio, perciò è nella lotta che un'affermazione trova la sua conferma e si può consolidare. E' nella massima difficoltà che la forza di volontà e costruzione si consolida, è al fronte che si forgia lo spirito solido e sicuro.
Nel kali yuga si possono raggiungere vette impossibile ad altre ere dice l'induismo.

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