venerdì 14 novembre 2008

Sul primitivismo



commento a un post di http://nazional-anarchismoitalia.blogspot.com

Riguardo all'anarco primitivismo, sorgono due problemi di fondo. Il concetto di alienazione e l'idealizzazione del passato primordiale.
Alienazione è un falso concetto, pretende di essere "originario" e "scientifico" ma non lo è affatto. Il concetto di alienazione presuppone un'idea metafisica dell'uomo come esso dovrebbe essere - e non è più. Ma chi lo decide? Marx? Zerzan? Manca un'indagine originaria autentica, se vogliamo tradizionale o ontologica, dell'essere uomo storico. Perciò il fondamento su cui Zerzan - autore peraltro affascinante ma utopico - costruisce la sua dottrina è debole. Alienazione è un concetto non "scientifico" né "universale". Alienazione per me è una cosa del tutto differente dalla sua e la metafisica che questo concetto di derivazione marxiana presuppone è quanto di più anti-umanizzante esista. Esso stradica l'uomo dalla sua vita vissuta e istintiva, arrestandolo in una metafisica concettuale e pseudo-scientifica ad uso politico e propagandistico. Fai bene a precisare: ricordiamo che siamo uomini. L'uomo è sin dalle origini creatore e costuttore.
L'antropologia dice che l'uomo è diverso dagli animali perchè non ha tattiche di difesa e sopravvivenza innate. Perciò, se vuole vivere, deve crearsele. Leggi armi, fuoco e aratro. Diversamente, l'uomo sarebbe estinto da millenni, come chissà quante altre specie. L'istinto umano è la possibilità di scegliere i suoi istinti vitali. Cultura significa quindi mettere in ordine questa molteplicità di istinti accessibili (cfr. Gehlen, Spengler).
Di conseguenza, l'idea di una società anti e pre-tecnologica alla Zerzan risulta impraticabile. Primo perchè non tiene conto che senza le attuali tecnologie la stragrande maggioranza della popolazione mondiale morirebbe - il che sarebbe anche accettabile da una prospettiva radicalmente primitivsta ed ecologista, ma allora è più coerente Linkola. In una società di sussistenza il cibo non è disponibile per tutti. Se i miliardi di persone attuali sproofondassero in uno stadio pre-tecnologico primitivo i danni all'ecosistema sarebbero immensamente maggiori di quelli attuali! Danni enormi alla fauna e alla flora, assediate da orde di affamti che non possono più trovare il cibo nei supermercati e nei negozi. Le condizioni attuali non permettono dunque, a meno di un enorme diminuzione della popolazione umana, un ritorno a società senza tecnologie e basate su caccia e sussistenza.
In secondo luogo gli anarcoprimitivisti si creano una sorta di visione irrealistica della società dei primordi e dell'uomo primitivo. Nessuno oggi potrebbe sopravvivere in quelle condizioni. Come un aborigeno non riesce a vivere in una città, così un uomo della città nel 90% dei casi, se lasciato solo nella giungla, morirebbe. Non sarebbe neppure un male di per sè, si insisterebbe in una situazione di selezione naturale e conflitto, ma allora il discorso si fa ben più radicale e serio rispetto al ritorno al "paradiso in terra" dei primitivisti.
Saranno anche primitivi, ma il computer lo usano.
La tecnologia è un prodotto della natura umana, essa richiede non tanto un rifiuto, ma un nuovo tipo di uomo.
Un ultimo appunto: ben più seria e radicale mi pare la sfida stirneriana. E' quasi eroica quando dice: io ho costruito la mia causa sul nulla. Come a dire: se faccio piazza pulita di tutto, cosa resta? Chi sono io? Cosa voglio essere? In questo caso uno viene messo con le spalle al muro e inizia un lavoro prima di tutto su se stesso. Una sorta di Fight Club ante-litteram.